PUNTO SOSTA "VINCIO VECCHIO" (STABBIA)

 
Il punto sosta attrezzato di Vincio Vecchio (Stabbia) è stato realizzato ai margini dell’area umida dal Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, con il finanziamento della Regione Toscana, del Comune di Cerreto Guidi e del Circolo ARCI “23 agosto” di Stabbia, nell’ambito del progetto regionale “Lungo le Rotte Migratorie”.

L’intervento, effettuato lungo la fascia demaniale a bordo strada nella quale correva appunto il vecchio corso del Torrente Vincio, ha avuto come obiettivi, oltre all’allestimento di alcune panchine e tavoli in legno per il relax dei visitatori, il miglioramento paesaggistico dell’area ed il recupero di alcuni manufatti, testimonianze della bonifica storica “per colmata”.

L’opera più consistente è stata l’impianto di una siepe alberata per l’intero tratto dell’area, lungo circa 700 metri. Come dimostrano le carte storiche del luogo, siepi e filari di alberi costituivano un elemento strutturale di grande rilievo nel paesaggio rurale del passato. Essi davano risposta a numerose esigenze legate alla civiltà contadina: fornivano legna da ardere e paleria, frasca per il bestiame, frutta ecc. Filari di pioppi, salici e ontani erano poi utilizzati per consolidare le arginature dei canali di bonifica.
 
Oggi il recupero di Siepi e filari, rimossi in gran parte a causa della meccanizzazione delle attività agricole, assume un importante significato sotto il profilo ecologico, oltreché paesaggistico. Si tratta infatti di elementi capaci di incrementare notevolmente il livello di diversità biologica delle aree coltivate, in quanto habitat, ambienti di rifugio e “corridoi ecologici” per numerose specie selvatiche animali e vegetali.
 
Le piante utilizzate (biancospino, prugnolo, pioppo bianco, farnia, roverella ecc.) appartengono alla nostra flora spontanea o, in alcuni casi, sono di antica introduzione e legate alla tradizione locale, come il gelso, un tempo legato alla produzione della seta.
 
Un pannello illustrativo, in italiano e inglese, fornirà ai visitatori e alle classi scolastiche informazioni sulla bonifica storica e sull’intervento effettuato, offrendo una chiave di lettura del paesaggio odierno.  
Questa realizzazione segna una tappa importante nella costruzione di una sentieristica tematica (storico-naturalistica) che il Centro di Ricerca del Padule di Fucecchio, in collaborazione con gli Enti Locali, sta portando avanti nel comprensorio del Padule, grazie ai finanziamenti attivati con il progetto di sistema “Lungo le Rotte Migratorie”.
 
Il punto sosta infatti è contermine con il piccolo cimitero monumentale dedicato alla memoria dei caduti dell’eccidio del Padule di Fucecchio e situato in vicinanza del museo della civiltà contadina in fase di allestimento nella vicina località Case Faini.
 

Caratteristiche dell'intervento

Intervento di riqualificazione paesaggistica e realizzazione di  un’Area attrezzata a punto sosta nell’ambito della sentieristica del Padule di Fucecchio
 
La meccanizzazione delle attività agricole ha spazzato via gran parte delle molte siepi ed alberate che bordavano i campi e che un tempo fornivano prodotti utili, come la frasca, la legna e la frutta, ai tanti poderi che cingevano il Padule.

Siepi e filari di piante arboree assolvevano anche ad importanti funzioni ecologiche, in quanto elementi di connessione e diversificazione ambientale. Nella moderna pratica del miglioramento ambientale e paesaggistico ad essi è attribuita la funzione fondamentale di “corridoi ecologici”, in grado di mitigare gli effetti negativi prodotti dalla frammentazione degli habitat delle specie selvatiche animali e vegetali.
 
L’intervento effettuato ha lo scopo di ricostituire una siepe alberata lungo un tratto dell’ex alveo del Torrente Vincio (località Case Turrini) e di ricavare un punto sosta attrezzato per escursionisti e visitatori.
 
Nella progettazione dell’opera è stato preso spunto dalle siepi alberate ancora presenti nell’area, al fine di armonizzare il nuovo impianto con l’assetto paesaggistico esistente. Ne è derivata la scelta prioritaria del Pioppo bianco, quale elemento dominante della componente arborea, e del Biancospino, del Prugnolo, e del Sanguinello, quali elementi costitutivi della siepe. Sono state inoltre inserite anche altre essenze arboree che un tempo erano ampiamente diffuse nell’area, come il Noce, la Farnia, l’Ontano nero e il Moro, che con i loro frutti soddisfano le esigenze alimentari di numerose specie animali.
 

 
Le testimonianze della bonifica storica

La siepe alberata che è stata realizzata sorge su di un’area demaniale derivante dal riempimento dell’antico alveo del Torrente Vincio. Questo corso d’acqua è stato a lungo utilizzato per effettuare le bonifiche per colmata, mediante le quali a partire dal XVI secolo è stato possibile ottenere nuove aree coltivabili, sottraendole alla palude.

La bonifica per colmata, unitamente alle opere volte a facilitare il deflusso delle acque del bacino palustre, è stata per secoli la pratica maggiormente utilizzata allo scopo di ricavare terreni idonei alle produzioni agricole.
 
Essa consisteva nell’innalzare la quota altimetrica delle superfici oggetto dell’intervento, attraverso la loro delimitazione con arginature e l’ingresso ripetuto al loro interno delle acque ricche di detrito di uno o più corsi d’acqua affluenti nella palude. Per ottenere il risultato desiderato era  necessario regimare le acque della cassa di colmata mediante paratoie opportunamente posizionate ed azionate in maniera da massimizzare l’effetto di deposito dei sedimenti trasportati dalle acque dei torrenti in piena.
 
Il corso di questi ultimi veniva modificato, mediante canalizzazione, in funzione della dislocazione delle aree soggette ad attività di colmata. Così è stato anche per il Torrente Vincio, i cui vecchi alvei, anche se riempiti, sono ancora a tratti individuabili grazie alla presenza di alcune delle opere idrauliche che costituivano il complesso sistema di governo delle acque.
 
Oggi che lo stesso concetto di bonifica è radicalmente mutato, la conservazione di questi manufatti, in parte purtroppo rimossi perché di ostacolo alla lavorazione meccanizzata dei campi, costituisce un doveroso tributo all’ingegno e all’operosità delle comunità rivierasche del Padule, che per secoli hanno lottato per incrementare i raccolti e migliorare le proprie condizioni di vita.
 
 
 Il pannello informativo, turistico-didattico, in italiano e inglese